venerdì 23 dicembre 2016

LETTERINA DI NATALE DI UN ASINO AL SUO...DATORE


Caro Gesù bambino,
sono un bambino di quarantacinque anni.
come tu sai, e si tu sai tutto,
sono un tuo dipendente.
Dipendo da te, dalla tua benevolenza.
Tu hai deciso che ci fossi,
Tu hai deciso che ti seguissi,
Tu decidi tutti i giorni del mio calendario:
chi devo incontrare, cosa devo fare
e come dovrei farlo.
Poi guardo il presepio, la sua semplicità,
l'umiltà dei suoi personaggi, la dolcezza
dei suoi protagonisti.
Credo che ognuno di noi in quel paesaggio,
ci si ritrovi ed ogni presepe rispecchi un po'
il modo di ognuno di guardarsi allo specchio.
Chi si riconosce nel pastore, in una pecora,
qualche mamma nella Madonna forse,
qualcuno in Giuseppe, e chi forse vede il proprio
piccolo appena nato, adagiato lì nella mangiatoia.
Ed io ?
Non vorrei essere arrogante...ma Tu lo sai!
Già da tempo mi sono definito l'asino!
Ai tuoi tempi era una vera ricchezza!
Era l'utilitaria delle famiglie
e non tutti potevano permetterselo.
Se non ci fosse stato lui chi avrebbe aiutato Maria
ad arrivare fino a Betlemme, è stata la tua stufa,
ti ha portato in giro e in trionfo a Gerusalemme
mentre il popolo ti osannava.
Così ogni domenica, in ogni festa io..
Ti carico in groppa e ti porto in giro
dai malati per il quartiere che mettono
ai tuoi piedi le loro sofferenze, come i mantelli
duemila anni fa.
Tu non mi chiedi di capire,
non posso farlo,
non mi chiedi fare domande,
al massimo mi uscirebbe un raglio senza senso.
Mi chiedi di essere felice di portati addosso.
Del resto "il mio peso è leggero" hai detto!
A volte non è facile...
chi guarda un asino lo vede sempre
dalle orecchie in giù, dall'alto in basso
e non capisce i continui si della testa
durante il suo incedere.
Ma l'asino è testa dura, non si cura, continua.
E se pure non comprende la crocifissione di Domenico
ottantenne nel suo letto, che parla solo con gli occhi,
Del girello traballante di Maria. O della quasi cecità di un altro amico,
sa che questi sforzi servono a qualcosa.
E allora non ti chiedo il perché,
a cosa serva questa sofferenza,
nè quella che sento in giro, tra i poveri e i diseredati
e neppure quella interiore che  vedo tra gli amici.
E come tu mi chiedi, resto nella gioia
di portati addosso come un vestito
ringraziandoti di avermi scelto
anche se poi resto solo un ciuccio!
Ma una cosa sola te la vorrei chiedere...
Non ti chiedo di farmi  una carezza, ogni tanto, tra le orecchie,
almeno tu!
Io so che spesso me ne fai!
Ti chiedo soltanto di fare in modo che me ne accorga
perché non è facile rimanere saldi sull' asfalto
di questa contemporaneità che si allontana
sempre più. Su questo mondo si scivola facilmente
e si torna in basso sempre più.
Ma con una carezza e un sorriso anche un asino
come me si rimette in sesto
  e può risalire in vetta a una montagna.
E allora i miei auguri o mio Signore
vanno solo a te, che a furia di scambiarceli noi,
mi sa che ci siamo dimenticati
che il compleanno è proprio il Tuo!

Una mente bislacca ...indubbiamente....
del resto : a far la barba all' asino...

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