sabato 25 dicembre 2021

Guerra e pace- Tolstoj

 


Una storia, o meglio un insieme di storie avvincenti divise tra i campi di battaglia ai tempi di Napoleone, e i salotti dell' aristocrazia del 1800. La contrapposizione tra l' ozio e l' affaccendarsi della guerra,  l' opulenza dei nobili e il sangue, il sudore, la fatica dei comuni soldati fa riflettere. Il primo libro si chiude con la disfatta di Austerlitz tra la gioia di Napoleone e il malcontento dei feriti.

Tutto si dipana sempre su due fronti letterari e tematici e tutto porta alle considerazioni finali dell' autore sull' ineluttabilità degli avvenimenti, in contrapposizione del libero arbitrio dei comandanti e dei sovrani che si condensa in una pericope:

"Perché la mia azione sia libera, è indispensabile che non esista ostacolo di sorta. Per figurarci un uomo libero, bisognerebbe collocarlo al di fuori dello spazio, il che evidentemente è impossibile."

Dalla quale di evince che ci sono eventi che non possono essere, se non accettati, evulsi dalla situazione storica dei popoli

Un libro  imponente nella struttura e nei contenuti. Un bel mattone che nella versione e-book conta quasi 2100 pagine. Un buon modo per entrare nel mondo delle guerre napoleoniche dal punto di vista russo.

Consigliato certamente insieme a "L' idiota" di Dostoevskij per avere un quadro d' insieme del periodo storico.


domenica 5 dicembre 2021

Un padre sorridente, un Santo

Foto dal web

 Non potevo esimermi da scrivere qualche riga su questo evento che, se pure aspettato in un certo qual modo, ci ha sorpreso un po' tutti.

È venuto a mancare uno dei miei padri spirituali più importanti, forse il più importante in quanto il primo in ordine cronologico. Don Martino Costantini è il sacerdote della mia prima Comunione, della Cresima, mio professore alle medie. Devo a lui la mia passione per la religione, è stato il battistrada del mio cammino spirituale, mi ha dato i primi rudimenti per avvicinarmi a questo grande e meraviglioso mistero dell' Eterno. 

Come fare a dimenticare la sua dolcezza, la gioia che infondeva, le sue battute a volte pungenti. Le risate gioiose che mi ha provocato durante le sue catechesi, ma anche la sua serietà quando parlava del mistero di Dio.

Ricordo un episodio, tragico e commovente, ma che la dice lunga su come lui intendeva la spiritualità. Ero piccolo e insieme agli altri bambini che si preparavano per la Comunione ero in chiesa durante il catechismo. Ad un tratto Don Martino entrò tutto trafelato in chiesa e disperato gridò :" Hanno sparato al Papa, hanno sparato al Papa!" E senza dire altro arrivò fino all' altare e si gettò in ginocchio a pregare. Non posso dimenticare quella scena ê fortemente impressa in me e mi ha sicuramente cambiato.

I sacerdoti allora davvero lottavano senza posa col demonio, non con gli esorcismi. Allora Martina Franca era percossa da un male grave, tanti ragazzi si perdevano prendendo strade oscure, girava l' eroina e loro, i sacerdoti, si impegnavano con le unghie e i denti per mantenere i piccoli e i ragazzi in parrocchia. Non era facile e Don Martino era un misto tra dolcezza e fermezza risoluta.

Insomma Don Martino è un Santo e io ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente. Non mi mancherà perché è sempre stato e continuerà ad essere nelle mie preghiere.

sabato 27 novembre 2021

Finisce un ciclo...i miei primi cinquant' anni

 
Vita

Ultimo giorno dei "40": il quasicompleanno

È così, sono arrivati anche i 50.
Una decade difficile quella trascorsa, tante cose. Un susseguirsi tumultuoso di avvenimenti, azioni, dolori ma anche gioie e piccole soddisfazioni che hanno bilanciato il tutto.
I quaranta sono iniziati in ospedale a combattere a fianco della persona che per tanti anni è stata la mia guida e la mia protezione. Ho visto come un uomo che stimavo indistruttibile venisse progressivamente debilitato dal suo stesso corpo. 
Tante cose su cui riflettere, sulla vita in sé, sul fatto che il corpo sia il supporto biologico di essa, di quanto possa inverosimilmente incarcerarla.
E poi la morte, il dolore frammisto al senso liberatorio dalla sofferenza, sentimenti difficili da spiegare e anche da comprendere per me stesso.
Le difficoltà del contingente, sbarcare il lunario, darsi da fare, insieme alla consapevolezza confermata di una Provvidenza che comunque non si è mai fermata di darmi il "pane quotidiano".
Il mio accolitato, il mio diventare "seguace" di un Dio invisibile eppure sempre presente intorno e "dentro".
Poi loro, la mia famiglia, i loro visi, il loro fiato "la balaustrata di tenerezza ove appoggiare la mia malinconia" come diceva Ungaretti. Il mio balsamo e il mio sprone!
Tutto si compie, tutto si rivela, col tempo, osservando quello che ci capita con uno sguardo più ampio. C'è sempre un motivo, nulla è per caso. Ogni giorno è un tassello di un mosaico e per capirne il disegno ti ci devi allontanare, vederlo nell' insieme. Non è lasciare che la vita trascorra da sé, anzi, è un conquistarne gli spazi pienamente, cercare di colmare i più piccoli anfratti del proprio essere, della propria esistenza. Esserci qui ora consapevolmente, usare tutto senza attaccarsi a nulla, "costruire il ponte ma non farci una casa". Tutto scorre e tutto deve essere "fermato", in me, nella memoria nel mio bagaglio a mano che mi porto appresso.
Così sono qui a fare il resoconto di questo mezzo secolo, dell' acqua passata sotto i ponti, io sempre lo stesso ragazzino di allora, quello col ciuffo e il maglioncino rosso delle medie, solo un po' più bianco. Corona di saggezza è la canizie, cita la Bibbia, chissà se è vero, se ci abbiamo davvero messo un po' di sale sotto questo berretto che mi porto appresso. Non lo so, ci proviamo. 
Ma questo è anche il momento dei ringraziamenti, a tutti, da Dio a chiunque sia passato  nei miei pensieri tra le pieghe della mia fronte aggrottata, chiunque in qualche modo mi abbia stimato e perfino quelli che da me si sono allontanati, dimostrandomi con i fatti che si può vivere anche senza la loro zavorra. 
Grazie per tutto quello sul quale il mio occhio si è posato.
Adesso si va avanti con la solita voglia curiosa e anche timorosa di vedere cosa ci sia oltre ogni giorno, ogni respiro...
Continuiamo a camminare col le scarpe e sotto un protettivo berretto ma con la mente sempre più bislacca!



martedì 16 novembre 2021

Il lavoro più complicato...essere Dio!

 


Questa mattina, ripensavo a un bel film di qualche anno fa,  a una  scena in particolare che mi è rimasta impressa nella mente. Bruce dice a Dio che lui ha fatto quello che gli hanno chiesto gli uomini ( la scena è successiva ad un fatto particolare: le persone hanno chiesto a Dio di vincere alla lotteria e lui, il protagonista che sostituisce il Signore per una settimana, li ha ascoltati tutti , il risultato è una rivoluzione contro la divinità naturalmente) e come risposta gli viene detto:" Da quando gli uomini sanno quello che vogliono!".

Effettivamente tutti ci reputiamo intelligenti, abbiamo sempre la risposta e la soluzione a tutto, sappiamo come dovrebbero comportarsi i politici, i capi di stato, i nostri vicini di casa magari e quante volte perfino l' Eterno passa nel vaglio del nostro giudizio. Ci chiediamo il  perché della sofferenza,  delle carestie, delle guerre. "Eh, se fossi Dio!"

Allora mi chiedevo: e se davvero l' Onnipotente decidesse di accontentarci, se davvero volesse ad un tratto togliere tutte le malattie in un attimo per esempio. Potrebbe? Certo che si? Lui può tutto!

Certo sarebbe bello ma...medici, infermieri, professionisti tutti della salute, dai dottori agli inservienti, dai dirigenti all' industria dei farmaci, fisioterapisti, tutti insomma...tutti sul lastrico? Il fatto è questo  che per un paradosso assurdo la mancanza del dolore ne procurerebbe un altro diverso ma comunque grave e imponente e così per tutto quello che noi non vorremmo vedere più su questo pianeta. Essere Dio non deve essere affatto facile insomma, trovare la quadra come si dice tra sofferenza e soluzione ai problemi. Mantenere la sofferenza per evitarne un' altra, barcamenarsi tra quello che vorrebbe il popolo e quello



che veramente sia necessario fare e in tutti i modi diventare sempre il bersaglio delle insoddisfazioni di tutti, delle lamentele, delle bestemmie.

E così tra scarpe e berretto lascio anche questo mio pensiero, senza risposta, come al solito partorito dalla mi mente un po'bislacca...

domenica 14 novembre 2021

Tolstoj e la bellezza,ovvero...i baffi delle donne


 Sento parlare di nuovi canoni di bellezza, magrezza, centri estetici, ragazze rovinate nella psiche per aver dato retta ad influencer dalla dubbia o inesistente preparazione culturale. Un discorso quanto mai lungo che non credo avrà mia fine o comunque una conclusione certa. Poi torni indietro nel tempo, perché questo riescono a fare i libri, i romanzi storici. Vai al tempo di Napoleone, attraverso Tolstoj e ti accorgi di quanto sia effimero l' animo umano in certe circostanze, su certi argomenti. 

Altro che centri d' estetica, cerette, depilazioni laser e quant' altro, nel 1800 le donne più belle erano considerate quelle con i baffi, in "Guerra e Pace" più volte il romanziere si sofferma sulla peluria del volto  e soprattutto del labbro delle dame del tempo e più le considerava belle, più ne accentuava il particolare.

Insomma tutto cambia al cambiare dei costumi, del resto si sa: "Donna baffuta sempre piaciuta" recita un vecchio adagio popolare, forse perché ai tempi i nostri nonni no avessero né i mezzi né il tempo per pensare a certe cose.

Allora c' è da chiedersi se realmente la bellezza sia soggettiva oppure no. È bello ciò che è bello oppure è bello ciò che piace? E chi può dirlo.

Però la cosa mi incuriosisce parecchio perché i tempi cambiano e oggi donne coi baffetti non se ne vedono più ( per fortuna direi). Ma allora cosa spinge una persona ad essere attratta da un' altra se i canoni di bellezza cambiano così francamente.

Misteri umani che resteranno insoluti...mah!E insomma non fissatevi più di tanto però, i miei gatti li hanno sempre avuti e non ne fanno una malattia!

Marzullo direbbe:" È meglio una donna senza peli sulla lingua o senza peli sulle labbra?

Fatevi una domanda e datevi una risposta😂


giovedì 11 novembre 2021

L' idiota- Fedor Dostoevskij


 Intenso, profondo, coinvolgente.

Certo a tratti pesante per i contenuti emotivi in cui ci si ritrova avviluppati. 

Un uomo definito idiota che porta in sé i più grandi ideali del cristianesimo.

La lettura procede fluida sino al momento di una crisi epilettica, dove il lettore è portato dallo stile di Dostoevskij ad accelerare istintivamente di pari passo col turbinio di emozioni, turbamenti e immagini sperimentate dal protagonista. La crisi del mal caduco risolve il problema del suo tentato omicidio, provvidenziale direi, un aiuto dall' alto, un occhio nascosto che in qualche modo aiuta il giusto.

Ancora una serata dove tutti o quasi tutti i personaggi confluiscono a casa del principe. Al centro una vera e propria truffa ai danni del protagonista, sventata e mostrata a tutti per la sua bassezza alla fine diventa motivo di sconforto e stizza da parte di tutti. Ancora una volta il giusto si ritrova solo contro tutti, anche qui si può rilevare una certa similitudine col Cristo.

Una cena di presentazione, inoltre, in alta società lo ridicolizza se pure il suo intervento strabilia positivamente tutti i commensali

E dopo tutte le vicissitudini, un fiume in piena di avvenimenti in un lasso temporale molto ristretto, arriva il delitto, quasi inaspettato eppure temuto sin dall' inizio. Una vicenda che riporta ognuno al proprio posto: l' assassino in prigione, i parenti nelle loro situazioni, l' idiota in una casa di cura...da dove era venuto fuori!

Il principe Myskin siamo tutti noi quando la vita ci piega e non riusciamo a farci comprendere, a fare comprendere a gli altri il nostro punto di vista, il nostro vissuto eppure nella nostra mente il tutto ci pare così facilmente intellegibile. 

Hermann Hesse lo descrisse "Un libro terrificante" per la sua schiettezza emotiva e così è!

Un racconto assolutamente straordinario!

domenica 24 ottobre 2021

Le notti bianche- Fedor Dostoevskij

 


Un volumetto particolare,

tre racconti interessanti: Le notti bianche, le tappe della follia e il primo amore, dei quali rilevo più interessante il terzo, molto romantico e intenso. Gli altri due vorrei considerarli meno, mi sono sembrati quasi un esercizio letterario più che dei capolavori di narrativa. Naturalmente l' opinione è personale di un appassionato di lettura e non di un letterato esperto. Non me né voglia nessuno, ma non lo reputo certo tra i migliori scritti da questo meraviglioso autore che comunque amo tanto. 

Vale comunque la pena leggerli per avere una visione d' insieme sul tipo di scrittura dell' autore.





martedì 19 ottobre 2021

Madame Bovary - Gustave Flaubert

 



Ho riletto questo libro, volevo ricordare il perché mi piacque tanto la prima volta.

Adesso ricordo benissimo, effettivamente bisognerebbe che tutti lo leggessero.Pieno di emozioni, sensazioni, delusioni che ognuno di noi è portato a conoscere nel cammino della vita.

Una volta un noto personaggio televisivo disse: " Da Flaubert in poi tutti cerchiamo la nostra Madame Bovary " . Credo avesse ragione, anzi di più! Tutti siamo prima o poi Emma nel corso della vita. Nelle nostre insoddisfazioni, la noia della routine a volte, i sogni di evasione si fanno assomigliare  a lei, ci partecipano dei suoi sentimenti. Ma anche il signor Bovary non è da meno. A volte inetti, altre indifesi dalle vicende che ci sorprendono impreparati, cerchiamo una consolazione, un amore in cui riversare la tristezza, assolutamente inermi e incoscienti vi ci immergiamo completamente ignari di tutto.

Un libro stupendo.

Il mattino si vede dal buongiorno...o viceversa

Fermata autobus

 Ieri mattina ho accompagnato mio figlio alla fermata degli autobus. Doveva partire per ritornare nella città che lo sta momentaneamente ospitando in attesa di prendere questa sospirata laurea

L' alzataccia  alle 5 di mattina di Lunedì non è proprio il massimo né per gli studenti, né per gli accompagnatori e perfino l' auto durante la messa in moto mi pare abbia fatto un verso che assomigliasse molto all' onomatopeia " chi-to-fa-fa". Comunque presi armi, bagagli , studenti e sbadigli ci siamo immersi in questo manto oscuro del buio che precede l' alba autunnale. 

Alla fermata siamo rimasti in auto ad aspettare il mezzo, come sempre in ritardo. 

Mi piace osservare le persone nei loro momenti più spontanei e, li, a condividere la nostra sorte ne stazionavano parecchie, tutti infreddoliti, con le loro nuvolette "sbadigliose" meno fortunati di noi, evidentemente, visto che a loro non era concesso di ripararsi dal freddo. Alcuni erano già lì, altri arrivavano, uno alla volta, ognuno per i fatti suoi, ognuno a pensare, forse, alla propria giornata che stava per avere inizio. Tutti erano silenziosi, asciutti di parole.

Ritenuto giunto  il momento di tirare fuori i bagagli dall' auto, sono uscito e girandomi intorno ho tirato fuori il mio " buongiorno!" Notando inconsapevole, che ero stato l' unico a fare questa cortesia. Al che tutti, come ridestati dal torpore ottobrino, mi hanno risposto. In un attimo ho visto un cambiamento radicale, questo piccolo crocchio di gente come formiche disturbate, si sono messe al "lavoro", scambiandosi sorrisi cortesi, spostandosi dalla loro inamovibilità. Credo che con questo semplice augurio, questa comunissima parola, abbia dato il via a quella giornata che sembrava volesse rimanere sotto il limbo della pensilina della fermata.

Ho capito l' importanza di questo saluto, del suo potere di riallineare le cose, di farle partire. 

Credo che occorra riscoprire i vecchi adagi e forse rielaborarli per il nostro nuovo modo di vivere:

"Il buongiorno si vede dal mattino si, ma anche il mattino si vede nel



buongiorno".

Auguriamocelo più spesso! Chissà forse funziona per davvero! 

domenica 10 ottobre 2021

IL CAVALIERE DEL GIGLIO ( Carla Maria Russo)

 


Ho appena finito di leggerlo. Un libro stupendo, ricco di storia, di vita, sentimenti. Davvero scritto bene.

Avevo notizie solo sommarie su Farinata Degli Uberti, risalenti a reminescenze scolastiche dell' opera dantesca. Le gesta di quest' uomo reso famoso dal "Sommo" non sono praticamente reperibili data la dannatio memoriae che i suoi postumi guelfi gli hanno riservato. Questo libro basandosi su documenti attendibili ricostruisce le sue meravigliose vicende. 

Dal punto di vista letterario, Carla Maria Russo, scrive in maniera molto piacevole e gustosa. Dopo aver cominciato non avevo più voglia di smettere.

Sono davvero contento di averlo letto.


martedì 5 ottobre 2021

Il senso dei social

 


Ritorno per caso sulla pagina di un mio vecchio conoscente. Un signore interessante: poeta, girovago, si potrebbe definire un saggio. Tanti ricordi in versi mi riaffiorano alla memoria, i suoi commenti sotto i miei scritti, a volte taglienti, altre volte più mansueti. 

La cosa che mi salta subìto all'occhio è la quantità enorme di auguri fatti per il suo compleanno. Chi gli scrive di volerlo abbracciare, chi si scusa perfino del ritardo ( è evidente che ha aperto il portale il giorno seguente e ha letto la notifica che glielo ricordava). Tutto molto bello, tutto interessante e penso quanto siano cambiati i tempi, come sia possibile adesso comunicare con chiunque in qualsiasi parte del globo, in breve tempo o come si dice adesso in " tempo reale" come se potesse esistere un tempo finto. Scrollo ancora più in basso  e mi accorgo che questo si verifica tutti gli anni addietro nella stessa data, a parte qualche commento un po' più lungo, più appassionato, il resto tutto uguale: auguri, scuse e frasi di convenienza senza troppi sentimenti. Il problema qual' è direte voi, in fondo facciamo tutti cosi, l' importante è il pensiero si dice comunemente.

La stranezza sta nel fatto che questo signore è deceduto circa 10 anni fa e il suo profilo è rimasto aperto in sua memoria su volontà dei parenti suppongo. Ora, a parte qualcuno che gli sarà stato veramente vicino, gli altri ogni anno vanno li, automaticamente, spinti dalle notifiche del sistema che ricorda loro la data di nascita di quest' uomo.

Non voglio aggiungere altro e neanche scrivere una prosopopea sulla necessità di questi social, del resto lì uso anche io e anche io a volte faccio gli auguri su richiesta dei sistemi che me li ricordano. Soltanto da ora in poi me ne rammenterò quando li riceverò anch'io... Spero da vivo almeno.

domenica 3 ottobre 2021

Da Tolstoj in poi..siamo un po' tutti Anna Karenina

 

Bislacca-mente

Anna, Kostantin, Vrosky, Alexey Alexandrovic, Oblonsky e tutti gli altri, una carrellata di personaggi, di stati d' animo, di modi di essere in cui ogni lettore si può ritrovare e riconoscere e non solo in senso assoluto, ma anche nell' esistenza particolare di ogni giorno. Ognuno di noi è un po' traditore, tradito, dissoluto, parsimonioso e tutti sul treno della vita. 

Già, il treno che percorre una strada che può portare al pentimento e alla conversione come Kostantin o alla pazzia e morte come Anna Karenin.

Una storia pazzesca nella sua particolarità e nella peculiarità dei protagonisti, ma anche tanto vera nel suo insieme.

Vale la pena di spendere qualche giorno per questa lettura che diventa a volte peripatetica, girando intorno alle situazioni più disparate come un treno che non sa bene in quale stazione fare una fermata, altre volte è diretta, un fendente dato all' improvviso come un suicidio che si risolve, inaspettato, in poche pagine scritte.

Un protagonista occulto che non risulta subito alla mente, il Vangelo, la fede che diventa in qualche modo il binario di questo viaggio che indirizza la vita così come dovrebbe essere, seguendo il quale si arriva alla conversione e al valore assoluto della vita, oltre il quale si deraglia verso la disperazione, la solitudine interiore, la disperazione...la morte.

Un libro da leggere assolutamente.



domenica 7 marzo 2021

Morte , vita e mensa benedetta

 Tutto è in equilibrio,



Strano ma se ci facciamo caso, se solo ci fermiamo un attimo a riflettere sulla nostra esistenza, ci rendiamo subito conto di quanto siamo legati alle vicende del Cosmo, e di come tutti gli esseri viventi siano interconnessi tra loro. Anche questa strana pandemia che così tanto ha modificato le nostre abitudini, in realtà dovrebbe farci comprendere quanto sia precario il nostro esserci, qui, in questo momento. Eppure non ci facciamo caso, continuiamo a vivere da “immortali” come se non dovessimo anche noi ritornare a pianeta, al Cosmo. Siamo fatti di Cosmo, eppure non c’è ne preoccupiamo.
Ma non sarà questo un pensiero ecologista in senso stretto, quanto più una considerazione sul nostro rapporto con gli altri esseri viventi che ci esistono intorno e che in qualche maniera diretta o più blanda entrano nella nostra esistenza, e diventano parte di noi e della nostra vita.
Noi siamo fatti di questo pianeta, le nostre molecole ne sono piene, siamo immersi profondamente in esso e non solo perché lo abitiamo ma anche e soprattutto perché è lui ad abitarci a darci il supporto biologico per la nostra vita. Ci nutriamo del pianeta e tutto quello che noi siamo proviene da qui, dalla terra, dall’ acqua attraverso un processo continuo di vita e di morte. Ci nutriamo di esseri viventi, non ci pensiamo e per farlo dobbiamo per forza causare la morte di altri esseri. Che siano animali o piante poco importa sono esseri viventi ai quali dobbiamo togliere la vita per renderli commestibili e farli entrare nel nostro corpo.
Nessuno fa mai questa considerazione, ma realmente siamo il risultato del sacrificio esistenziale di altra vita e tutto viene sempre fatto in maniera cruenta inevitabilmente. Un animale deve essere ucciso, con spargimento di sangue, un cavolo deve essere reciso con una lama, una carota estirpata dalle sue radici.
Oramai è pensiero comune che tutto avvenga sempre con una certa forma di crudeltà e di dolore. Certo nel caso degli animali la cosa è più visibile, perché non possono essere uccisi con una sostanza chimica che li renderebbe non commestibili, però pare che anche i vegetali abbiamo, se pure in una forma diversa, la percezione del dolore seppure sprovvisti di un sistema nervoso.
Qui nasce un problema forse etico, forse morale o religioso e cioè se sia giusto in qualche modo, procurare dolore per la sopravvivenza di altri. In natura tutto ciò che è vivo deve la vita alla morte altrui, perciò siamo portati a pensare che sia normale e continuiamo a mangiare noncuranti di nulla, ma io non sarei così sicuro perché c’ è una dimensione che non consideriamo.
Il dolore non è qualcosa di semplicemente fisico e basta infatti anche nel parlato usiamo delle espressioni che richiamano una dimensione extra fisica, utilizziamo la parola “male” per indicare una sofferenza di qualsiasi tipo. “sto male!” una frase che utilizziamo sia per il fisico che per l’ anima e che richiama una dimensione spirituale. Il dolore porta sempre con sé una componente che sopravvive perché in qualche modo trascendente. Questa componente resta in quello che mangiamo, senza volerlo entrerà in noi. La morte di un essere vivente non può essere senza conseguenze, le porta con sé e in noi.
Rileggendo il vangelo riflettevo su un passo che ho trovato strano. Prima della consacrazione del pane Lui lo benedí. Che senso avesse questo rito se stava per compiere qualcosa di più grande con la consacrazione? Credo che la risposta sia proprio in questo, il pane offerto doveva essere prima mondato.
Così anche per noi che tutti i giorni immettiamo in noi il cibo oltre a ringraziare per questa provvidenza dovremmo benedirlo, perché il Bene possa scacciare quel male che inevitabilmente abbiamo causato troncando una vita. La benedizione delle vivande non è solo un rituale di ringraziamento, è anche un atto curativo e un modo per prenderci cura di noi stessi.
Non abbiate paura può farci soltanto del Bene.