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martedì 16 novembre 2021

Il lavoro più complicato...essere Dio!

 


Questa mattina, ripensavo a un bel film di qualche anno fa,  a una  scena in particolare che mi è rimasta impressa nella mente. Bruce dice a Dio che lui ha fatto quello che gli hanno chiesto gli uomini ( la scena è successiva ad un fatto particolare: le persone hanno chiesto a Dio di vincere alla lotteria e lui, il protagonista che sostituisce il Signore per una settimana, li ha ascoltati tutti , il risultato è una rivoluzione contro la divinità naturalmente) e come risposta gli viene detto:" Da quando gli uomini sanno quello che vogliono!".

Effettivamente tutti ci reputiamo intelligenti, abbiamo sempre la risposta e la soluzione a tutto, sappiamo come dovrebbero comportarsi i politici, i capi di stato, i nostri vicini di casa magari e quante volte perfino l' Eterno passa nel vaglio del nostro giudizio. Ci chiediamo il  perché della sofferenza,  delle carestie, delle guerre. "Eh, se fossi Dio!"

Allora mi chiedevo: e se davvero l' Onnipotente decidesse di accontentarci, se davvero volesse ad un tratto togliere tutte le malattie in un attimo per esempio. Potrebbe? Certo che si? Lui può tutto!

Certo sarebbe bello ma...medici, infermieri, professionisti tutti della salute, dai dottori agli inservienti, dai dirigenti all' industria dei farmaci, fisioterapisti, tutti insomma...tutti sul lastrico? Il fatto è questo  che per un paradosso assurdo la mancanza del dolore ne procurerebbe un altro diverso ma comunque grave e imponente e così per tutto quello che noi non vorremmo vedere più su questo pianeta. Essere Dio non deve essere affatto facile insomma, trovare la quadra come si dice tra sofferenza e soluzione ai problemi. Mantenere la sofferenza per evitarne un' altra, barcamenarsi tra quello che vorrebbe il popolo e quello



che veramente sia necessario fare e in tutti i modi diventare sempre il bersaglio delle insoddisfazioni di tutti, delle lamentele, delle bestemmie.

E così tra scarpe e berretto lascio anche questo mio pensiero, senza risposta, come al solito partorito dalla mi mente un po'bislacca...

mercoledì 18 novembre 2020

La gratitudine: spina dorsale della vitalità

Ogni mattina appena sveglio eseguo sempre un rito:

appoggio i piedi nudi a terra e percepisco la differenza di calore che c’è tra il pavimento, freddo e inerte e il mio corpo caldo e vivo. Dopo di questo ripeto più volte la parola “GRAZIE”.

Lo trovo un rito propiziatorio necessario. Non è così scontato esserci. Non è così scontato respirare ancora. Se ci facciamo caso la nostra vita si mantiene su equilibri molto fragili. Il battito cardiaco, il respiro, le varie, minuscole, elettricità che attraversano il sistema nervoso, tutte queste cose ci consentono di esistere qui in questo momento, di esserci, di essere situati in un preciso momento storico. Eppure tutto questo è così instabile che bastano pochi minuti di cattivo funzionamento per compromettere seriamente tutto il sistema.

Incominciare la giornata con un senso di gratitudine è il minimo che possiamo fare. Ci sono tante e tante cose di cui ci lamentiamo continuamente, ma raramente pensiamo a quello che il Creato ci offre ogni giorno, le emozioni che ci arrivano, i brividi che attraversano la schiena e ci fanno sentire vivi e importanti. In oriente dicono che la colonna vertebrale si comporti in noi come un’antenna che ci collega con gli altri e con il cosmo. Questa specie di “ripetitore” ci permette di rimanere in contatto con tutti gli esseri viventi e quanto più è eretta verso l’alto tanto più il suo segnale è potente ed efficace. Riceviamo e trasmettiamo emozioni, sensazioni, sentimenti e se impariamo ad essere grati nelle piccole cose, non potremo che essere dei veicoli di positività.

In questo periodo, più che mai, abbiamo bisogno di essere positivi per aiutare gli altri e aiutarci a superare i momenti più tristi di solitudine.

Ringraziamo Dio, la Natura, il prossimo quindi, ringraziamo sempre per connetterci in una rete comune di positività. In fondo ricordiamoci che non abbiamo nessun merito per essere qui e sono anche fortemente persuaso che non possa essere un caso la vita di ognuno di noi, non un accidente casuale nei movimenti della natura, ma persone fortemente volute con un compito da svolgere e con il privilegio di poter godere di tutto quello che ci circonda.