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domenica 29 maggio 2022

LE GLORIE DI MARIA-Sant' Alfonso Maria De Liguori

 "Sappi mia carissima Regina che di questo mio piccolo omaggio io voglio la ricompensa".
Sant' Alfonso


Questa è la prima frase che l' autore Vescovo e Santo rivolge alla sua Signora nell' incipit di questo trattato teologico mariano pubblicato per la prima volta nel 1750. 
Nel tempo è diventato uno dei capisaldi dell' insegnamento alla devozione della Madonna.
Sicuramente, se pur scritto in maniera semplice,è un testo non così immediato nella comprensione. Come tutti i testi teologici ha bisogno di essere rimasticato più volte per essere assorbito. Molti riferimenti riprendono la tradizione popolare che al giorno d' oggi potrebbero fare storcere il naso a un lettore che non voglia scendere in profondità delle verità di fede contenute.
Al secolo Sant' Alfonso era un avvocato e in questo testo viene fuori la sua arte "oratoria" e retorica. Il Santo difende bene la sua causa che consiste nel dimostrare che la devozione alla Madre non inficia quella del Figlio ma anzi la supporta e aiuta il devoto ad avvicinarsi ancora di più  al mistero Trinitario.
Non è un libro che si possa leggere a letto prima di dormire. Va meditato e letto in tranquillità, per comprenderne a pieno il tessuto teologico di cui è pregno.
Leggere tutto il testo in maniera sequenziale non è la maniera ideale per averne il massimo beneficio. Occorrerebbe, come suggerito nelle prefazioni, leggere brani isolati a seconda delle varie celebrazioni liturgiche e delle feste mariane durante l' anno. Il libro è pieno di tutti i sentimenti che possono essere suggeriti per ogni periodo dell' anno.
Può essere anche considerato un punto di partenza per una teologia più avanzata perché i riferimenti ai teologi più illustri della dogmatica cristiana sono veramente infiniti, tanto che l' approfondimento sulla tematica mariana ne risulterebbe inesauribile.
Un libro che consiglio vivamente.



mercoledì 18 maggio 2022

Il personale sanitario degli ospedali ovvero...le mani di Maria


Clinica Mater Dei Bari
Esperienze che lasciano un segno


Restare ricoverati in una clinica per un intervento è sempre un'esperienza che ti lascia un segno, non soltanto fisico naturalmente. In ogni luogo che frequenti cerco sempre di trovare le tracce di chi è passato prima e nei luoghi di sofferenza sicuramente queste tracce di ammassano. 
Ritrovarmi ad attendere in una sala d' aspetto per il mio ricovero mi ha dato la possibilità di guardarmi intorno e inevitabilmente il mio occhio si è posato su di Lei: "la Salute Degli Infermi" simulacro della Beata Vergine Maria completamente ricoperta di rosari, di ogni tipo, di ogni colore, di ogni grandezza (uno era grande più di un metro e mezzo).
Questo ti fa pensare a quanta sofferenza sia passata di lì. Il reparto era quello della chirurgia, ogni corona rappresenta un paziente, un intervento, una ferita aperta nella carne, un dolore fisico di chi lo ha vissuto ma anche la preoccupazione dei parenti.
Quei rosari non solo soltanto un simbolo, la preghiera è qualcosa di concreto, è pianto, è dolore, è carne!
Forse sarà per questo che hanno voluto conservarli tutti, tanto che la maggior parte li hanno appesi al muro perché la Madonnina non poteva sostenerli tutti.
Dopo c' è stato il mio ricovero nel reparto, l' attesa, la preparazione, l' intervento... Le mani di chi mi ha toccato e si è preso cura di me, dei loro sorrisi, la compassione che hanno avuto verso tutti noi e adesso, mentre scrivo questi pensieri, comprendo che la Madonna non era  solo presente in quella statua, Maria è di più! È anche Lei carne viva, era il sorriso della dottoressa che mi  portava in sala, era le mani di chi mi teneva la schiena durante l' anestesia, era nella mano che teneva il bisturi, in quella che ha suturato, e in quelle che mi hanno soccorso la notte, senza scocciarsi, quando suonavo il campanello.
Continuiamo a cercare i santi guardando in alto e forse proprio per questo non li troviamo mai. Questa esperienza mi ha insegnato a guardarmi intorno e a cercare Dio lì dove si occulta e si incarna nuovamente e non parlo solo dei luoghi di degenza, anche se lì si palesa maggiormente, ma di tutti gli ambiti della vita umana. Dio c' è dove c' è un sorriso.
Alla fine avrei voluto lasciare anche la mia corona sul simulacro, ma il rosario è uno strumento e ho pensato che sia meglio usarlo per avere un pensiero per tutti quelli che per professione abbiano deciso di essere le mani della "Mater Dei".
Così adesso ho rimesso le scarpe e sotto il mio berretto ho una nuova cicatrice che mi ricorderà questa avventura, al momento ancora un po' zoppicante ma va bene così!