domenica 23 gennaio 2022

Una domenica comoda...tra vaccino e divano

Vaccini

 Ogni tanto fa bene rilassarsi un po!

Anche se questa pausa non era proprio desiderata.
Ho dovuto parcheggiarmi  sul divano per forza di cose. Venerdì sera dopo aver preso appuntamento con la mia doc. mi sono sottoposto al richiamo della vaccinazione.
Il risultato è stato quello di ritrovarmi con i sintomi influenzali e col dolore al braccio. Che uno si chiederebbe pure il senso di questo, cioè fare il vaccino dovrebbe salvarci dalla malattia, però, in fondo, la malattia non dovrebbe essere l' insieme dei sintomi che produce il virus? Così mi sono sottoposto volontariamente a questo malessere?

Vabbè scherzo! La malattia è pericolosa se la si prende con tutta la sua virulenza.

Ero in sala d' aspetto,dicevo, e mi accorgo che ci sono tante persone che appunto, aspettano il proprio turno, ascolto quello che dicono. Un uomo sulla quarantina, deve essere appartenente alle forze dell' ordine,parla di alcuni suicidi che lui e i suoi colleghi non sono riusciti ad evitare, arrivando tardi sul posto. Una signora parla del covid e di quanto sia inutile la quarantena se ci si sia vaccinati con tre dosi e un po' tutti esprimono un malcontento per tutta la situazione.
Arrivato il mio momento entro nel gabinetto medico e mi ritrovo davanti un marziano!
La mia dottoressa, tra l' altro giovanissima, che indossa: camice, guanti, due mascherine, un casco-mascera trasparente, tipo quello che si usa col decespugliatore. Mi fa accomodare e dopo avermi fatto esporre il braccio...ZAC! Mi infila un ago, che tra l' altro sento tutto( non ho esclamato:"già fatto?") e mi inietta il misterioso intruglio di Bill!

Tutto il contesto mi ha impressionato un po', tanto che la notte ho dormito male facendo strani sogni. La mia doc. ha fatto tre dosi e nonostante tutto ha dovuto restare anche lei in quarantena perché positiva malgrado tutte le sue bardature da giardiniere con le quali ancora continua a proteggersi in maniera quasi maniacale. 
Ho conosciuto questa professionista durante il covid eleggendola a mio medico di famiglia e non l' ho mai vista in faccia. Ha tenuto sempre il volto protetto. Dovessi incontrarla senza non la riconoscerei .
Questo la dice davvero lunga sul periodo che viviamo. Ci stiamo perdendo di vista, ci riconosciamo dagli occhi, dalla siluette e non dai visi. Paure di essere contagiati o untori ci impediscono di vivere in serenità. Abbiamo tutti il terrore di essere positivi asintomatici.
Dovremmo incominciare a rilassarci tutti di più, come sto facendo io sul mio divano questa mattina.
Se non si hanno sintomi non si è malati. Forse lo sono più io in seguito alle reazioni della dose fatta che non uno che risulti portatore ma senza nessun sintomo.
Effettivamente i vaccini ci sono, sono gratuiti, e farli significa non rischiare la vita, per cui rilassiamoci un po' di più. Attenti si, ma senza troppe paranoie.

Questo è oggi il mio pensiero domenicale di ozio prima di pranzo. Poi chissà che non possa cambiare a stomaco pieno.

Con le pantofole, senza berretto e senza neanche la mascherina!

sabato 15 gennaio 2022

Eugenie Grandet-Balzac

 

Balzac

Una ragazza vittima dell' avarizia di un padre che ama solo se stesso e il suo oro ( anche più di se stesso). Una vita condotta nelle ristrettezze parsimoniose e anche inutili viste le immense ricchezze del genitore. Una madre dolce che non può contrastare gli avvenimenti che si susseguono fino a rimanerne uccisa. Un amore totalmente idealizzato destinato a non concretizzarsi mai anch' esso succube degli interessi degli uomini.

Eugenie una ragazza ambita da due pretendenti solo per l' immenso patrimonio che erediterà, conosce e si innamora di un suo cugino che purtroppo si ritrova in disgrazia. Lei lo aiuta con il suo oro facendolo partire per le Indie dove farà fortuna ma scorderà il suo sentimento appena nato per la ragazza.

Il padre, M. Grandet,  "brav' uomo" come lo chiama Balzac, viene a sapere della cosa e reclude la figlia in camera a pane e acqua, fino a farne morire dal dispiacere la madre.

Si riappacificherà con Eugenie, solo per paura che possa essere privato del patrimonio dalla figlia in quanto erede della moglie moribonda.

Anche lui morirà qualche anno più tardi assolutamente attaccato ai suoi averi,



tanto da voler afferrare con un' ultima azione anche il crocifisso dorato del curato che gli sta impartendo gli estremi sacramenti. Avaro fino alla fine!

Clarles il cugino tanto amato ritornerà ma ormai intenzionato a sposare un' altra donna sempre per calcolo e interesse.

 Eugenie Grandet diverrà ricca ma la sua vita non sarà mai come l' aveva sognata.

Un libro bellissimo da non perdere assolutamente!

domenica 9 gennaio 2022

Gli indifferenti- Moravia

 


Ambientato negli anni venti del secolo scorso, è la storia di una famiglia di benestanti caduta in qualche modo in disgrazia. La storia si dipana in pochi giorni e evidenzia il male di vivere dei componenti esacerbato dall' indifferenza di tutti verso quello che accade.

Una madre vedova troppo concentrata su se stessa e sui suoi sentimenti adombrati dalla gelosia, un figlio assolutamente indifferente a tutto quello che gli accade intorno e che invece di vivere il momento, immagina come dovrebbe essere senza mai concludere nulla. Una figlia assolutamente abulica e stanca della monotonia famigliare che pur di fare qualcosa si getta nella braccia di un arrivista senza troppi scrupoli fino ad accettare un matrimonio del quale non le importa proprio. Il titolo è assolutamente esatto per la vicenda e che lascia anche il lettore nello stesso stato d' animo dei protagonisti rispetto al racconto.

La lettura scorre velocemente e quasi distrattamente si arriva al termine, tutto resta sospeso e ti lascia indifferente. 

giovedì 6 gennaio 2022

Epifania 1992

 
Crepuscolo





Trent’ anni son passati
senza forza
come un soffio
 a una candela che si smorza

Così, ansimante,
stringendo la mia mano  
si spegneva Il tuo respiro

 (In attesa di un miracolo)
fermavo il mio, d’adolescente,
In quel crepuscolo.

È vero!
Sono passati trent' anni.
C' è stato un prima e un dopo a quella data, un linea netta di demarcazione tra la fanciullezza, l' adolescenza e l' età adulta. E tutto sembra così fresco nella pagine della memoria, i fogli non sembrano ingialliti per nulla, eppure, una vita, come modo di dire ma anche veracemente quella di mio figlio che si è inserita tra i miei 20 e gli attuali 50.
Tutto sembra fisso li, fossilizzato nel ricordo, forse dai balsami della sofferenza. Tutto è chiuso dietro una porta, una stanza che, rimasta così come l' ultima visita di cui è stata abitata, si riapre solo in circostanze programmate.
I medici, i parenti, i suoi respiri affannosi, il mio starle seduto accanto, caparbiamente, quasi a volerla trattenere li.
L' Epifania per me non è più stata una bella ricorrenza. Lontani i giorni fanciulli, quando mio padre tornava dal lavoro con i doni. Noi aspettavamo la befana nelle feste natalizie non il "Babbo". Era un modo per risparmiare, per evitare che venutoci a noia il giocattolo di natale, avessimo avuto voglia di qualcos' altro. Escamotages intelligenti per chi doveva fare quadrare i bilanci familiari da operaio.
Quell' anno però, il regalo non fu così desiderato, ne avrei fatto a meno, e chissà quanto avrei pagato io per non averlo proprio! La Befana poteva sbagliare strada, perdersi in un bosco e invece no, ci recapitò questo dono dalla donna con la falce.
Dopo tutti questi anni il dolore non è cessato, non è svanito, ma come dire, si è creato una nicchia deformando un poco un ventricolo di cuore e ci si è stabilizzato, non punge ma ne senti il peso, forse è questa la nostalgia, la mancanza, non so, ma è sempre lì.È sempre lì quel suo ultimo respiro che come su una torta ha spento la candelina della mia fanciullezza e mio malgrado mi ha fatto diventare grande.
Li ho iniziato a indossare il mio berretto, forse per proteggermi dal vento...

domenica 2 gennaio 2022

La lettera scarlatta- Hawthorne

 

La lettera scarlatta-Hawthorne

Ambientato nella Boston puritana del 1600.

Ester una donna rimasta sola viene bollata di adulterio per aver concepito una bambina mentre il marito è fuori e creduto morto da tutta la comunità. La condanna per lei è una lettera scarlatta appuntata sul petto, una A, forse una iniziale, A come adulterio ma che può essere interpretata anche in altri modi, A come amore per esempio.

La storia nasce da un episodio realmente accaduto allo scrittore e narrato nella prefazione, nel periodo in cui era impiegato presso l' ufficio della dogana. Il lembo della lettera realmente gli capitò nelle mani e su questo reperto la mente di Hawthorne elaborò la trama, inventata naturalmente, del romanzo.

Una storia appassionante, non molto elaborata se vogliamo, ma che stigmatizza l' ipocrisia di una mentalità religiosa e sociale profondamente bacchettona sempre pronta al giudizio e a puntare il dito.

Un bel libro che avevo già letto. Un consiglio può essere quello di non farsi spoilerizzare il nome del padre della bambina. La prima volta che l' ho letto è stato una bella sorpresa scoprirlo. 










sabato 25 dicembre 2021

Guerra e pace- Tolstoj

 


Una storia, o meglio un insieme di storie avvincenti divise tra i campi di battaglia ai tempi di Napoleone, e i salotti dell' aristocrazia del 1800. La contrapposizione tra l' ozio e l' affaccendarsi della guerra,  l' opulenza dei nobili e il sangue, il sudore, la fatica dei comuni soldati fa riflettere. Il primo libro si chiude con la disfatta di Austerlitz tra la gioia di Napoleone e il malcontento dei feriti.

Tutto si dipana sempre su due fronti letterari e tematici e tutto porta alle considerazioni finali dell' autore sull' ineluttabilità degli avvenimenti, in contrapposizione del libero arbitrio dei comandanti e dei sovrani che si condensa in una pericope:

"Perché la mia azione sia libera, è indispensabile che non esista ostacolo di sorta. Per figurarci un uomo libero, bisognerebbe collocarlo al di fuori dello spazio, il che evidentemente è impossibile."

Dalla quale di evince che ci sono eventi che non possono essere, se non accettati, evulsi dalla situazione storica dei popoli

Un libro  imponente nella struttura e nei contenuti. Un bel mattone che nella versione e-book conta quasi 2100 pagine. Un buon modo per entrare nel mondo delle guerre napoleoniche dal punto di vista russo.

Consigliato certamente insieme a "L' idiota" di Dostoevskij per avere un quadro d' insieme del periodo storico.


domenica 5 dicembre 2021

Un padre sorridente, un Santo

Foto dal web

 Non potevo esimermi da scrivere qualche riga su questo evento che, se pure aspettato in un certo qual modo, ci ha sorpreso un po' tutti.

È venuto a mancare uno dei miei padri spirituali più importanti, forse il più importante in quanto il primo in ordine cronologico. Don Martino Costantini è il sacerdote della mia prima Comunione, della Cresima, mio professore alle medie. Devo a lui la mia passione per la religione, è stato il battistrada del mio cammino spirituale, mi ha dato i primi rudimenti per avvicinarmi a questo grande e meraviglioso mistero dell' Eterno. 

Come fare a dimenticare la sua dolcezza, la gioia che infondeva, le sue battute a volte pungenti. Le risate gioiose che mi ha provocato durante le sue catechesi, ma anche la sua serietà quando parlava del mistero di Dio.

Ricordo un episodio, tragico e commovente, ma che la dice lunga su come lui intendeva la spiritualità. Ero piccolo e insieme agli altri bambini che si preparavano per la Comunione ero in chiesa durante il catechismo. Ad un tratto Don Martino entrò tutto trafelato in chiesa e disperato gridò :" Hanno sparato al Papa, hanno sparato al Papa!" E senza dire altro arrivò fino all' altare e si gettò in ginocchio a pregare. Non posso dimenticare quella scena ê fortemente impressa in me e mi ha sicuramente cambiato.

I sacerdoti allora davvero lottavano senza posa col demonio, non con gli esorcismi. Allora Martina Franca era percossa da un male grave, tanti ragazzi si perdevano prendendo strade oscure, girava l' eroina e loro, i sacerdoti, si impegnavano con le unghie e i denti per mantenere i piccoli e i ragazzi in parrocchia. Non era facile e Don Martino era un misto tra dolcezza e fermezza risoluta.

Insomma Don Martino è un Santo e io ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente. Non mi mancherà perché è sempre stato e continuerà ad essere nelle mie preghiere.