giovedì 17 dicembre 2020

la confort zone...un appoggio per piccioni

 

Piccole evasioni tra le routine della vita…



Lasciare la sicurezza di un angolo comodo della mente per affacciarsi all’ignoto può spaventare ma è l’unica cosa che affrontata può dare una spinta maggiore al corso degli eventi.
Devo dire che realmente i momenti di crescita sono proprio quelli in cui si lascia la tranquillità della zona di confort. Ci creiamo zone della mente, angoli in cui rifugiarci, dove stiamo tranquilli e possiamo controllare tutto, eppure, a volte inevitabilmente abbiamo la necessità di spostarci verso qualcosa di ignoto, un viaggio, un nuovo lavoro, una situazione inaspettata, un problema da risolvere e allora la cosa ci sorprende e ci mette nel panico per la paura di quello che possa accadere. In realtà superare la barriera della nostra insicurezza ci aiuta a crescere e affrontare nuove situazioni ad avere un bagaglio di conoscenze più pieno.
“Impara l’arte e mettila da parte” recita un antico adagio e per farlo occorre superare la routine della quotidianità. Anche fare sempre un’unica attività in maniera monotona diventa un “luogo chiuso” dove ci si rifugia per non compromettersi con altro. Tutto questo però non si può definire una vita piena e libera perché anche mentalmente ci si può incarcerare in convinzioni, luoghi, o situazioni. Sono spazi angusti dove la mente (sana o bislacca che sia) e poi tutta la persona non ha libero movimento, si atrofizza, si calcifica ogni sentimento di libertà.
La cosa non è facile, occorre un forzatura sulla nostra volontà che tenta sempre di rimanere al calduccio in un angolino comodo. Mettere in conto anche un eventuale fallimento, ma riuscire a farlo, mettersi in gioco diventa evasione che si trasforma in esperienza. Per questo la nostra crescita è l’insieme di tutte le nostre evasioni tra una routine e l’altra.
La proposta quindi, in tutti i settori è quella di provare sempre nuove cose finché siamo in grado di muoverci, camminare, guardare e usare tutti i sensi.
Vorremmo a volte rimanere in una condizione tranquilla e sicura ma noi non siamo statue. L’altro giorno vedevo un video in cui un uomo, un artista di strada, si esibiva nel numero della statua vivente. Truccato come il bronzo, si muoveva solo quando qualche ragazzino curioso gli offriva qualche spicciolo. Tra un movimento e l’altro rimaneva perfettamente immobile tanto che dei piccioni, gli si posavano addosso come se davvero fosse una statua di metallo fuso. Ecco questo è proprio il male peggiore che possa capitarci, essere, diventare o venire considerati delle persone addormentate alla vita. Ogni occasione per vivere, quindi, che non viene usata, è irrimediabilmente persa. Non è bello essere un appoggio per piccioni.

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