domenica 24 ottobre 2021

Le notti bianche- Fedor Dostoevskij

 


Un volumetto particolare,

tre racconti interessanti: Le notti bianche, le tappe della follia e il primo amore, dei quali rilevo più interessante il terzo, molto romantico e intenso. Gli altri due vorrei considerarli meno, mi sono sembrati quasi un esercizio letterario più che dei capolavori di narrativa. Naturalmente l' opinione è personale di un appassionato di lettura e non di un letterato esperto. Non me né voglia nessuno, ma non lo reputo certo tra i migliori scritti da questo meraviglioso autore che comunque amo tanto. 

Vale comunque la pena leggerli per avere una visione d' insieme sul tipo di scrittura dell' autore.





martedì 19 ottobre 2021

Madame Bovary - Gustave Flaubert

 



Ho riletto questo libro, volevo ricordare il perché mi piacque tanto la prima volta.

Adesso ricordo benissimo, effettivamente bisognerebbe che tutti lo leggessero.Pieno di emozioni, sensazioni, delusioni che ognuno di noi è portato a conoscere nel cammino della vita.

Una volta un noto personaggio televisivo disse: " Da Flaubert in poi tutti cerchiamo la nostra Madame Bovary " . Credo avesse ragione, anzi di più! Tutti siamo prima o poi Emma nel corso della vita. Nelle nostre insoddisfazioni, la noia della routine a volte, i sogni di evasione si fanno assomigliare  a lei, ci partecipano dei suoi sentimenti. Ma anche il signor Bovary non è da meno. A volte inetti, altre indifesi dalle vicende che ci sorprendono impreparati, cerchiamo una consolazione, un amore in cui riversare la tristezza, assolutamente inermi e incoscienti vi ci immergiamo completamente ignari di tutto.

Un libro stupendo.

Il mattino si vede dal buongiorno...o viceversa

Fermata autobus

 Ieri mattina ho accompagnato mio figlio alla fermata degli autobus. Doveva partire per ritornare nella città che lo sta momentaneamente ospitando in attesa di prendere questa sospirata laurea

L' alzataccia  alle 5 di mattina di Lunedì non è proprio il massimo né per gli studenti, né per gli accompagnatori e perfino l' auto durante la messa in moto mi pare abbia fatto un verso che assomigliasse molto all' onomatopeia " chi-to-fa-fa". Comunque presi armi, bagagli , studenti e sbadigli ci siamo immersi in questo manto oscuro del buio che precede l' alba autunnale. 

Alla fermata siamo rimasti in auto ad aspettare il mezzo, come sempre in ritardo. 

Mi piace osservare le persone nei loro momenti più spontanei e, li, a condividere la nostra sorte ne stazionavano parecchie, tutti infreddoliti, con le loro nuvolette "sbadigliose" meno fortunati di noi, evidentemente, visto che a loro non era concesso di ripararsi dal freddo. Alcuni erano già lì, altri arrivavano, uno alla volta, ognuno per i fatti suoi, ognuno a pensare, forse, alla propria giornata che stava per avere inizio. Tutti erano silenziosi, asciutti di parole.

Ritenuto giunto  il momento di tirare fuori i bagagli dall' auto, sono uscito e girandomi intorno ho tirato fuori il mio " buongiorno!" Notando inconsapevole, che ero stato l' unico a fare questa cortesia. Al che tutti, come ridestati dal torpore ottobrino, mi hanno risposto. In un attimo ho visto un cambiamento radicale, questo piccolo crocchio di gente come formiche disturbate, si sono messe al "lavoro", scambiandosi sorrisi cortesi, spostandosi dalla loro inamovibilità. Credo che con questo semplice augurio, questa comunissima parola, abbia dato il via a quella giornata che sembrava volesse rimanere sotto il limbo della pensilina della fermata.

Ho capito l' importanza di questo saluto, del suo potere di riallineare le cose, di farle partire. 

Credo che occorra riscoprire i vecchi adagi e forse rielaborarli per il nostro nuovo modo di vivere:

"Il buongiorno si vede dal mattino si, ma anche il mattino si vede nel



buongiorno".

Auguriamocelo più spesso! Chissà forse funziona per davvero! 

domenica 10 ottobre 2021

IL CAVALIERE DEL GIGLIO ( Carla Maria Russo)

 


Ho appena finito di leggerlo. Un libro stupendo, ricco di storia, di vita, sentimenti. Davvero scritto bene.

Avevo notizie solo sommarie su Farinata Degli Uberti, risalenti a reminescenze scolastiche dell' opera dantesca. Le gesta di quest' uomo reso famoso dal "Sommo" non sono praticamente reperibili data la dannatio memoriae che i suoi postumi guelfi gli hanno riservato. Questo libro basandosi su documenti attendibili ricostruisce le sue meravigliose vicende. 

Dal punto di vista letterario, Carla Maria Russo, scrive in maniera molto piacevole e gustosa. Dopo aver cominciato non avevo più voglia di smettere.

Sono davvero contento di averlo letto.


martedì 5 ottobre 2021

Il senso dei social

 


Ritorno per caso sulla pagina di un mio vecchio conoscente. Un signore interessante: poeta, girovago, si potrebbe definire un saggio. Tanti ricordi in versi mi riaffiorano alla memoria, i suoi commenti sotto i miei scritti, a volte taglienti, altre volte più mansueti. 

La cosa che mi salta subìto all'occhio è la quantità enorme di auguri fatti per il suo compleanno. Chi gli scrive di volerlo abbracciare, chi si scusa perfino del ritardo ( è evidente che ha aperto il portale il giorno seguente e ha letto la notifica che glielo ricordava). Tutto molto bello, tutto interessante e penso quanto siano cambiati i tempi, come sia possibile adesso comunicare con chiunque in qualsiasi parte del globo, in breve tempo o come si dice adesso in " tempo reale" come se potesse esistere un tempo finto. Scrollo ancora più in basso  e mi accorgo che questo si verifica tutti gli anni addietro nella stessa data, a parte qualche commento un po' più lungo, più appassionato, il resto tutto uguale: auguri, scuse e frasi di convenienza senza troppi sentimenti. Il problema qual' è direte voi, in fondo facciamo tutti cosi, l' importante è il pensiero si dice comunemente.

La stranezza sta nel fatto che questo signore è deceduto circa 10 anni fa e il suo profilo è rimasto aperto in sua memoria su volontà dei parenti suppongo. Ora, a parte qualcuno che gli sarà stato veramente vicino, gli altri ogni anno vanno li, automaticamente, spinti dalle notifiche del sistema che ricorda loro la data di nascita di quest' uomo.

Non voglio aggiungere altro e neanche scrivere una prosopopea sulla necessità di questi social, del resto lì uso anche io e anche io a volte faccio gli auguri su richiesta dei sistemi che me li ricordano. Soltanto da ora in poi me ne rammenterò quando li riceverò anch'io... Spero da vivo almeno.

domenica 3 ottobre 2021

Da Tolstoj in poi..siamo un po' tutti Anna Karenina

 

Bislacca-mente

Anna, Kostantin, Vrosky, Alexey Alexandrovic, Oblonsky e tutti gli altri, una carrellata di personaggi, di stati d' animo, di modi di essere in cui ogni lettore si può ritrovare e riconoscere e non solo in senso assoluto, ma anche nell' esistenza particolare di ogni giorno. Ognuno di noi è un po' traditore, tradito, dissoluto, parsimonioso e tutti sul treno della vita. 

Già, il treno che percorre una strada che può portare al pentimento e alla conversione come Kostantin o alla pazzia e morte come Anna Karenin.

Una storia pazzesca nella sua particolarità e nella peculiarità dei protagonisti, ma anche tanto vera nel suo insieme.

Vale la pena di spendere qualche giorno per questa lettura che diventa a volte peripatetica, girando intorno alle situazioni più disparate come un treno che non sa bene in quale stazione fare una fermata, altre volte è diretta, un fendente dato all' improvviso come un suicidio che si risolve, inaspettato, in poche pagine scritte.

Un protagonista occulto che non risulta subito alla mente, il Vangelo, la fede che diventa in qualche modo il binario di questo viaggio che indirizza la vita così come dovrebbe essere, seguendo il quale si arriva alla conversione e al valore assoluto della vita, oltre il quale si deraglia verso la disperazione, la solitudine interiore, la disperazione...la morte.

Un libro da leggere assolutamente.



domenica 7 marzo 2021

Morte , vita e mensa benedetta

 Tutto è in equilibrio,



Strano ma se ci facciamo caso, se solo ci fermiamo un attimo a riflettere sulla nostra esistenza, ci rendiamo subito conto di quanto siamo legati alle vicende del Cosmo, e di come tutti gli esseri viventi siano interconnessi tra loro. Anche questa strana pandemia che così tanto ha modificato le nostre abitudini, in realtà dovrebbe farci comprendere quanto sia precario il nostro esserci, qui, in questo momento. Eppure non ci facciamo caso, continuiamo a vivere da “immortali” come se non dovessimo anche noi ritornare a pianeta, al Cosmo. Siamo fatti di Cosmo, eppure non c’è ne preoccupiamo.
Ma non sarà questo un pensiero ecologista in senso stretto, quanto più una considerazione sul nostro rapporto con gli altri esseri viventi che ci esistono intorno e che in qualche maniera diretta o più blanda entrano nella nostra esistenza, e diventano parte di noi e della nostra vita.
Noi siamo fatti di questo pianeta, le nostre molecole ne sono piene, siamo immersi profondamente in esso e non solo perché lo abitiamo ma anche e soprattutto perché è lui ad abitarci a darci il supporto biologico per la nostra vita. Ci nutriamo del pianeta e tutto quello che noi siamo proviene da qui, dalla terra, dall’ acqua attraverso un processo continuo di vita e di morte. Ci nutriamo di esseri viventi, non ci pensiamo e per farlo dobbiamo per forza causare la morte di altri esseri. Che siano animali o piante poco importa sono esseri viventi ai quali dobbiamo togliere la vita per renderli commestibili e farli entrare nel nostro corpo.
Nessuno fa mai questa considerazione, ma realmente siamo il risultato del sacrificio esistenziale di altra vita e tutto viene sempre fatto in maniera cruenta inevitabilmente. Un animale deve essere ucciso, con spargimento di sangue, un cavolo deve essere reciso con una lama, una carota estirpata dalle sue radici.
Oramai è pensiero comune che tutto avvenga sempre con una certa forma di crudeltà e di dolore. Certo nel caso degli animali la cosa è più visibile, perché non possono essere uccisi con una sostanza chimica che li renderebbe non commestibili, però pare che anche i vegetali abbiamo, se pure in una forma diversa, la percezione del dolore seppure sprovvisti di un sistema nervoso.
Qui nasce un problema forse etico, forse morale o religioso e cioè se sia giusto in qualche modo, procurare dolore per la sopravvivenza di altri. In natura tutto ciò che è vivo deve la vita alla morte altrui, perciò siamo portati a pensare che sia normale e continuiamo a mangiare noncuranti di nulla, ma io non sarei così sicuro perché c’ è una dimensione che non consideriamo.
Il dolore non è qualcosa di semplicemente fisico e basta infatti anche nel parlato usiamo delle espressioni che richiamano una dimensione extra fisica, utilizziamo la parola “male” per indicare una sofferenza di qualsiasi tipo. “sto male!” una frase che utilizziamo sia per il fisico che per l’ anima e che richiama una dimensione spirituale. Il dolore porta sempre con sé una componente che sopravvive perché in qualche modo trascendente. Questa componente resta in quello che mangiamo, senza volerlo entrerà in noi. La morte di un essere vivente non può essere senza conseguenze, le porta con sé e in noi.
Rileggendo il vangelo riflettevo su un passo che ho trovato strano. Prima della consacrazione del pane Lui lo benedí. Che senso avesse questo rito se stava per compiere qualcosa di più grande con la consacrazione? Credo che la risposta sia proprio in questo, il pane offerto doveva essere prima mondato.
Così anche per noi che tutti i giorni immettiamo in noi il cibo oltre a ringraziare per questa provvidenza dovremmo benedirlo, perché il Bene possa scacciare quel male che inevitabilmente abbiamo causato troncando una vita. La benedizione delle vivande non è solo un rituale di ringraziamento, è anche un atto curativo e un modo per prenderci cura di noi stessi.
Non abbiate paura può farci soltanto del Bene.